
Ormai non abbiamo più il timore di essere giudicati troppo nerd agli occhi di tutti quando si parla di nuove tecnologie, web semantico o di realtà aumentata. Tutti non vediamo l’ora di poter passeggiare per le vie del centro con i nostri Google Glass, e come tanti piccoli Robocop, strizzare l’occhio per dare uno sguardo alle recensioni pubblicate sul ristorante che abbiamo di fronte.
Eppure la maggior parte delle persone che conosco sembra ancora cascare dalle nuvole quando si parla di Digital Divide.
No, non si tratta di un errore di battitura, non state per leggere l’ennesima recensione sul nuovo Digital Device che rivoluzionerà la vostra vita … almeno per un mese.
Per chi non ancora conoscesse questa definizione, vi basti sapere che Wikipedia definisce il divario digitale come “il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione (in particolare personal computer e internet) e chi ne è escluso, in modo parziale o totale”.
Detto in altre parole: mentre si parla di votazioni online o ci si lamenta del fatto che gli uffici del nostro comune non abbiano ancora un account Twitter, dobbiamo essere consapevoli che in Italia il 37% della popolazione è ancora esclusa dalla tecnologia e dalla banda larga (fonte).
Non sono l’unico che durante le vacanze preferisce prendersi un break dallo smog e magari dalla tecnologia, allora cerco la mia protezione solare ed in men che non si dica, zaino in spalla ed iPhone in tasca, mi reco verso quella spiaggetta isolata dove il mio zen può finalmente ritrovare la pace ormai persa a causa dello stress quotidiano.
Ok, avevo detto break tecnologico, ma come faccio a vivere senza il mio iPhone?
In men che non si dica sono in spiaggia ed il suono delle onde rilassa la mia mente, ma non posso fare a meno di condividere questo momento con i miei social friends. Smartphone, tocca a te!
Ops… sono isolato, non c’è copertura di rete e non posso accedere ad internet! Resto un po’ seccato, ma alla fine me ne faccio una ragione, tanto sono in vacanza.
Se però pensiamo a coloro che in quel luogo ci vivono, ci rendiamo conto che effettivamente sono in tanti ad essere tagliati fuori dalla tecnologia e a non desiderare i Google Glass, probabilmente nemmeno sanno cosa siano. Parlo dei “tecnoesclusi”, coloro che per diversi motivi non possono o non sono capaci di scaricare il modulo XY dal sito del comune, ma devono recarsi allo sportello per compilarlo. Sono gli stessi che non sono stati avvertiti dall’amico di bacheca che quest’anno per risparmiare sulle tasse, il modulo XY andava compilato diversamente.
In Italia il Digital Divide è decisamente più alto rispetto alla media europea, quindi possiamo parlare di un vero analfabetismo informatico. Tante zone non sono ancora coperte dalla banda larga ed in tanti non sono ancora informatizzati oppure non avvertono la necessità di utilizzare un computer e mai l’hanno utilizzato.
Se è vero che la tecnologia ed il web aiutano la vita di tutti i giorni, allora credo sia compito dello Stato ridurre questo divario e permettere anche a coloro che non hanno un nipote o un amico super tecnologico di poter accedere alla rete.
Chissà se il nostro futuro tecnologico potrà ancora fare a meno del 37% della popolazione italiana o se prima di parlarne sarà necessario ridurre il numero dei nostri “tecnoesclusi”.
L’accesso alle informazioni è un diritto di tutti, ma è una cosa essenziale? E voi cosa ne pensate?
L’argomento è sempre attuale purtroppo soprattutto se rapportato al resto dell’Europa.
Ma l’Italia è specializzata nell’essere incoerente sul digital divide come sul resto, pubblicizza innovazione ma siamo ancora a livelli arcaici basti pensare che in molte scuole gli studenti devono portarsi persino la carta igienica perciò il digital divide è quasi un argomento avveniristico 🙂
Complimenti per l’articolo scritto in modo informale e gradevole 🙂