L’epoca del web 2.0, dei social network, ovvero il meraviglioso mondo interconnesso in cui interagiamo ora, adesso, in ogni minuto, è un mondo dell’ascolto.
Sono finiti, per fortuna, i tempi in cui tra un’azienda e il suo consumatore vi era solo una strana forma di autoritario monologo, quasi un rapporto padre-figlio che non permetteva dialogo e crescita di rapporti. Con l’avvento dei social network un brand non può esistere, crescere, e sopravvivere nella realtà senza ascoltare e dialogare con attenzione e strategia nei confronti di quelli che un tempo erano considerati semplici “consumatori” o “target”, bersagli di un marketing guerrafondaio.
Gli allievi della nuova classe di SQcuola di Blog lo sanno e stanno per iniziare un viaggio tormentato e magnifico verso la comprensione di cosa voglia dire “saper ascoltare”. Saper ascoltare le discussioni sui social, percepire l’autorevolezza, il sentiment, l’onda emotiva o meglio socio-culturale che ogni giorno si rinnova dentro la rete 2.0.
Ci sono molti strumenti utili e molti binari da seguire, ma soprattutto tanto tempo da dedicare con dedizione e costanza.
Il “listening” di un brand, e di tutto quello che lo circonda, incluso i competitor e la base dei suoi fan o follower, ha uno sviluppo continuo che non può mai essere interrotto. L’ingresso di un nuovo prodotto, una crisi comunicativa, la gestione di uno scandalo, un cambiamento della propria mission o posizionamento, sono tutte azioni che non possono essere fatte senza aver precedentemente “ascoltato” e analizzato.
È questa la nuova arte di saper ascoltare, diversa e vicina allo stesso tempo da quella un tempo descritta da Erich Fromm, e una cosa è chiara e senza dubbi: non basteranno pochi moduli o qualche ora di lezione, ci vorranno ore e ore di costante dedizione e concentrazione. Una gavetta imprescindibile non solo per “capire” cosa voglia dire ascoltare ma per farlo con i criteri e gli obiettivi giusti.
Ecco, tempo e dedizione, anche buon occhio direi. Sapere cosa si cerca e non stancarsi… seguire piste tra ragione e istinto, deviare dal percorso e scoprire che vale la pena. E se vi pare che stia parlando per metafore, è ancora niente: in questi giorni mi sembra di andare a funghi, speriamo di farci un bel risotto! 😉
chi non sa ascoltare…difficilmente ha argomenti interessanti di cui parlare…bell’ articolo Michele 🙂
Mi sono sempre piaciute le cacce al tesoro, gasatissima fin da piccola! Per me il listening sta diventando un po’ questo, ma con metodo e rigore. Le ore passate in rete a cercare il “tesoro” volano e spesso ci si imbatte in blog e social-discussioni alquanto particolari. Speriamo di fare un buon lavoro!
Sono sempre più curiosa di provare questo listening diventato ormai celeberrimo.
Mi sento già un pochino Sherlock Holmes alla ricerca di tracce!
Grazie Michele!
Grazie Michele, con il tuo bel post hai rappresentato in sintesi quanto il listening sia imprescindibile opportunità per le imprese a confronto con il WEB e i social.
Posso solo immaginare la sfida che hanno raccolto i nostri compagni di SQcuola e so che sono già ‘tutt’orecchi’… se ascoltare davvero non è mai stato facile e banale, il mondo ‘interconnesso’ che dici mette senza dubbio alla prova.
L’ascolto, al di là della nostra finalità, è essenziale in ogni campo. Con esso riusciamo a capire le esigenze di chi ci sta davanti, cosa chiede, cosa vuole e come lo vuole. Un’attività che ammetto di non conoscere prima d’ora ma che diventerà una costante assoluta. Michele hai centrato in pieno il tutto.
Il listening è il vero biglietto da visita di un professionista. Ecco perché dopo il webinar di lunedì scorso sto cercando di metterci il massimo impegno possibile. Tosta? Si. Ma ne vale la pena. Grazie Michele! 🙂
L’ascolto è un dono e una forma di altruismo, si ascolta quando si è interessati a ciò che gli altri hanno da dire, perché si ritiene che chi parla trasmetta un valore. Chi non ascolta pensa di essere un custode di verità ed è una politica fallimentare, non solo nel marketing, ma nella vita. Ascoltare vuol dire mettersi in discussione, convergere e divergere in un processo che ricrea e che fa crescere chi ascolta e chi viene ascoltato.
Grazie per il tuo bell’articolo, Michele. In questi giorni ci stiamo “sporcando le mani” con ore e ore di lavoro, a tratti davvero faticoso. Ci stiamo scontrando con tool, motori di ricerca, filtri, keywords, e personalmente avevo perso di vista il quadro generale. Pensare a tutto questo sforzo come a una vera e propria arte mi aiuta a riportare le cose nella giusta prospettiva. Grazie!
Il listening #facendolo si sta rivelando una grandissima sfida per me e per i miei compagni!credevo di essere una brava “ascoltatrice” grazie alla pratica costante fatta con i miei bimbi ed invece…non si finisce mai di ascoltare ed imparare