Leggo un post e immagino: scrivania appiccicosa, fogli volanti, la vicina che chiama dal balcone, il gatto che miagola e vuole entrare, lo sciacquone del bagno di sopra …

Leggo un commento e immagino: tacco dodici all’aria perché scrivi camminando distratta; una macchinetta del caffè, il collega che scalpita; la noia di una scrivania impersonale.

Una comunicazione efficace riconosce contesti e prospettive
Credits: Sara Cozzi http://www.flickr.com/photos/saracozzi11/

…A volte invece ricordo mia nonna che risponde al telefono, sul viso l’amore per quella voce che ascolta, seduta attenta in un abbraccio infinito.

Il popolo 2.0 è fatto di persone: è quasi assiomatico. Anche considerando i profili fake esiste qualcuno che scrive e poi invia. Il problema è forse quello dell’identità di chi scrive: quando c’è la certezza che chi scrive è proprio chi finge di essere?

Sospendiamo il giudizio e limitiamoci a riflettere sulla natura del soggetto scrivente: è possibile escludere che vi si celi un HAL 9000 o un Robot con skills emotive così complesse da sembrare una persona.

Eppure a volte sembra che si dimentichi che ogni user è una persona. Ma forse il problema è che la difficoltà per agire una comunicazione efficace non è solo virtuale.

  • Pensieri a catena

Profili e Persone. C’è chi sostiene che il medium (più che media) – il computer – spersonalizzi, privandoci di ciò che siamo abituati a identificare con la Persona: il non-verbale, la voce, il corpo, lo sguardo. Ma una persona è anche Parola. Anche la parola scritta risuona: attraverso le corde di chi la narra come attraverso quelle di chi la ascolta. Il significato s’intende tra i soggetti.

Verità e Percezione. Ci chiediamo chi siamo, ma la domanda giusta è forse: chi crediamo di essere? Chi sembriamo? Ciò che siamo si riduce spesso alla percezione che si ha di noi, quella che ci disegna intorno a mano libera orizzonti di significato e valore, decide la prospettiva e orienta gli sguardi, mettendoci in controluce.

Ascolto attivo. La comunicazione si gioca in un movimento di significati tra interpretazione e traduzione, vuoti di senso e fraintendimento. Questa resiliente reciprocità riscrive di continuo il significato delle parole. Dunque non restiamo intrappolati in una sola interpretazione: il Dubbio è chiave di lettura universale e di sé. Dubitare significa i panni altrui saper indossare.

Abitare l’incontro. 

La cura delle parole. Le parole viaggiano tra noi e l’Altro. Ogni luogo d’incontro è un cosmo, un contesto con proprie regole e confini espliciti, impliciti e che rendono complici. La complicità è intesa. Ci s’intende quando si diviene complici: solo allora le parole sono comprese.

  • Pensieri sparsi

Verità e Credenza. I sistemi di credenze tracciano il profilo delle nostre società, delle nostre azioni. Una credenza non si fonda su prove, ma su opinioni; non su motivi razionali, ma su desideri e passioni (B. Russell).

Dunque: parliamo di vita reale o virtuale?

Non vi sembra, ora, questa distinzione, in tema di comunicazione, un irrigidimento, frutto di una credenza proverbiale?

Vietata la vendita. L’uomo, questa Macchina Desiderante (Deleuze): ogni azione è determinata da un desiderio che è sempre desiderio di un concatenamento di cose. Desiderare è costruire uno stile di vita, un mondo.

Costruire relazioni significa creare e rispondere a un desiderio.

Non si può non comunicare.

Forse non si può nemmeno non desiderare?

  • Nota Sitografica
  1. P. Watzlavick, La Pragmatica della Comunicazione umana;
  2. Levine e altri: Cluetrain Manifesto;
  3. Un Guru per tutti: Philip Kotler;
  4. Concetto di Contesto e di Frame: G. Bateson: Verso un’ecologia della mente;
  5. Web Marketing persuasivo: Neuromarketing-Il nervo della vendita e testi di B. Eisenberg.

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