Leggo un post e immagino: scrivania appiccicosa, fogli volanti, la vicina che chiama dal balcone, il gatto che miagola e vuole entrare, lo sciacquone del bagno di sopra …
Leggo un commento e immagino: tacco dodici all’aria perché scrivi camminando distratta; una macchinetta del caffè, il collega che scalpita; la noia di una scrivania impersonale.

…A volte invece ricordo mia nonna che risponde al telefono, sul viso l’amore per quella voce che ascolta, seduta attenta in un abbraccio infinito.
Il popolo 2.0 è fatto di persone: è quasi assiomatico. Anche considerando i profili fake esiste qualcuno che scrive e poi invia. Il problema è forse quello dell’identità di chi scrive: quando c’è la certezza che chi scrive è proprio chi finge di essere?
Sospendiamo il giudizio e limitiamoci a riflettere sulla natura del soggetto scrivente: è possibile escludere che vi si celi un HAL 9000 o un Robot con skills emotive così complesse da sembrare una persona.
Eppure a volte sembra che si dimentichi che ogni user è una persona. Ma forse il problema è che la difficoltà per agire una comunicazione efficace non è solo virtuale.
- Pensieri a catena
Profili e Persone. C’è chi sostiene che il medium (più che media) – il computer – spersonalizzi, privandoci di ciò che siamo abituati a identificare con la Persona: il non-verbale, la voce, il corpo, lo sguardo. Ma una persona è anche Parola. Anche la parola scritta risuona: attraverso le corde di chi la narra come attraverso quelle di chi la ascolta. Il significato s’intende tra i soggetti.
Verità e Percezione. Ci chiediamo chi siamo, ma la domanda giusta è forse: chi crediamo di essere? Chi sembriamo? Ciò che siamo si riduce spesso alla percezione che si ha di noi, quella che ci disegna intorno a mano libera orizzonti di significato e valore, decide la prospettiva e orienta gli sguardi, mettendoci in controluce.
Ascolto attivo. La comunicazione si gioca in un movimento di significati tra interpretazione e traduzione, vuoti di senso e fraintendimento. Questa resiliente reciprocità riscrive di continuo il significato delle parole. Dunque non restiamo intrappolati in una sola interpretazione: il Dubbio è chiave di lettura universale e di sé. Dubitare significa i panni altrui saper indossare.
Abitare l’incontro.
La cura delle parole. Le parole viaggiano tra noi e l’Altro. Ogni luogo d’incontro è un cosmo, un contesto con proprie regole e confini espliciti, impliciti e che rendono complici. La complicità è intesa. Ci s’intende quando si diviene complici: solo allora le parole sono comprese.
- Pensieri sparsi
Verità e Credenza. I sistemi di credenze tracciano il profilo delle nostre società, delle nostre azioni. Una credenza non si fonda su prove, ma su opinioni; non su motivi razionali, ma su desideri e passioni (B. Russell).
Dunque: parliamo di vita reale o virtuale?
Non vi sembra, ora, questa distinzione, in tema di comunicazione, un irrigidimento, frutto di una credenza proverbiale?
Vietata la vendita. L’uomo, questa Macchina Desiderante (Deleuze): ogni azione è determinata da un desiderio che è sempre desiderio di un concatenamento di cose. Desiderare è costruire uno stile di vita, un mondo.
Costruire relazioni significa creare e rispondere a un desiderio.
Non si può non comunicare.
Forse non si può nemmeno non desiderare?
- Nota Sitografica
- P. Watzlavick, La Pragmatica della Comunicazione umana;
- Levine e altri: Cluetrain Manifesto;
- Un Guru per tutti: Philip Kotler;
- Concetto di Contesto e di Frame: G. Bateson: Verso un’ecologia della mente;
- Web Marketing persuasivo: Neuromarketing-Il nervo della vendita e testi di B. Eisenberg.